I Personaggi del Carnevale

I Salassi

I Salassi furono introdotti nel Carnevale nel 1976, in occasione della prima "Disfida in costume d’epoca tra Salassi e Romani".
Essi sono un gruppo di individui di ambo i sessi, interpretato da persone robuste, con abbondanti capelli lunghi, vestiti con abiti di rozza fattura e gambali di pelo o di tela grezza. Si lasciano andare ad ogni sorta di eccesso, suscitando il riso della folla.
In opposizione ai Romani, ben armati ed ordinati, paiono un'orda di Barbari, amanti delle libagioni e delle mangiate pantagrueliche. Le loro armi, a ragione, sono un forchettone, un coltellaccio ed un cucchiaio.
Dopo qualche anno in cui si erano tenuti ben nascosti, li abbiamo rivisti nell'edizione del carnevale 2006: speriamo che la loro presenza continui ad accompagnarci per tutte le prossime edizioni.

tratto da:
L. PRAMOTTON - S. MINIOTTI
Il Diavolo e San Martino
Musumeci Editore, 1988

Cenni Storici

Sull’esistenza dei Salassi vi è documentazione scritta certa e sicura. Nelle cronache di guerra romana si legge che i Salassi e i Leponzi erano Tribù Taurische. Nel secolo II° a.C., i Romani estesero il proprio dominio sulla Gallia Cisalpina, cioè sull’Italia Settentrionale. Fu così che i Salassi entrarono in contatto diretto con i "padroni del mondo". Nel 143 a.C., il Console Appio Claudio Pulcro, attaccò i Salassi, ma ne fu sconfitto e lasciò in campo 10.000 soldati. Secondo i Romani egli perse la battaglia perché non aveva fatto precedere al combattimento i dovuti sacrifici propiziatori. Si decise, allora, di ripetere la spedizione. Questa volta furono inviati due Decemviri. Appio Claudio poté affrontare una seconda volta i Salassi, dopo aver abbondantemente sacrificato agli Dei. Li vinse, uccidendone 5.000, però, siccome il bilancio delle due battaglie era deficitario per il numero dei soldati morti, gli fu negato il trionfo.
Si sa che nel territorio dei Salassi vi erano miniere d’oro e che essi erano padroni dei passi alpini. Stornavano l’acqua della Dora per il lavaggio dell’oro e, per questo motivo, erano in continuo contrasto con gli abitanti della pianura, che abbisognavano di acqua per l’irrigazione. Erano pure in conflitto con i Romani e li provocavano con continui atti di brigantaggio, arrecando grave danno ai viaggiatori che percorrevano il territorio per recarsi in Gallia.
Anche gli abitanti della nuova città di Eporedia (Ivrea) non riuscivano a far valere le proprie ragioni su di loro, perciò i Romani decisero di trovare un accordo soddisfacente. Nel 43 a.C., il Console Decio Bruto, in fuga da Modena, giunse in Valle d'Aosta e, per transitare, dovette pagare un tributo di una dramma per soldato.
A partire dal 35 a.C., il Legato di Augusto, Antisto Vetere, li assediò, facendo loro mancare il sale. Ma appena questi ripartì per Roma, essi si precipitarono a far provvista di sale ed affrontarono la nuova guarnigione. Fecero rotolare massi sulle colonne di soldati in marcia, riuscirono addirittura a rubare in denaro del Console nell'accampamento. Fu così che Augusto, terminate le guerre civili, si accinse ad eliminare questa isola di ribellione. Egli inviò contro di loro Aulo Terenzio Varrone Murena, nel 25 a.C. Costui riuscì con l'astuzia, dove non si era riusciti con la forza. Convocò i Salassi per pagare un tributo, in cambio di una tregua. Essi, ingenuamente, accettarono, cosicché fu facile, per i soldati romani catturarli. Strabone ci riferisce che Augusto li fece vendere come bottino di guerra, dopo averli condotti ad Eporedia. Si contarono 36.000 prigionieri, tra cui 8.000 combattenti. Furono tutti venduti all'asta dallo stesso Terenzio Varrone che li aveva vinti. Dopo questo episodio i Romani poterono costruire Augusta Praetoria (Aosta).

tratto da:
L. PRAMOTTON - S. MINIOTTI
Il Diavolo e San Martino
Musumeci Editore, 1988